Arte e Creatività – Milan Fashion Week 2016
Dove è nata la prima settimana della moda? A New York nel 1943 per promuovere le creazioni locali. Dopo la guerra questo evento è arrivato in europa, fino a raggiungere anche Milano nel 1958.
L’ultima settimana della moda meneghina si è conclusa da poche settimane e devo dire che ho trovato alcuni spunti creativi interessanti. Non tutti sembrano aver trovato creatività sulle passerelle…comincio proprio a raccontarvi la collezione di Armani.
Per il prossimo inverno, Giorgio Armani ha realizzato una collezione interamente declinata intorno al velluto nero. “Una vera e propria sfida”, secondo il designer milanese, che così si è volontariamente inserito in controtendenza rispetto alle sfilate ultra decorate, multicolori e molto eclettiche viste sulle passerelle milanesi. Armani invita ad una nuova sobrietà che si concretizza in molteplici varianti di velluto nero. Misterioso, prezioso, il velluto esalta la massima femminilità, rendendo l’immagine eterna di una donna sofisticata e seducente allo stesso tempo.
E la creatività?
Alla fine della sua sfilata Re Giorgio ha dichiarato: “Durante questa Fashion Week non ho visto niente di nuovo. Mi sarebbe piaciuto vedere almeno alcune collezioni che proponessero un’idea forte e precisa. Invece tutto è mescolato. E certamente, se si mescola tutto non si rischia nulla. Io mi sono preso il rischio di fare tabula rasa con una collezione coerente. E’ difficile per molti stilisti restare fermi sulle proprie posizioni senza subire le innumerevoli influenze che vengono dall’esterno. Spesso però queste suggestioni provengono dallo stesso sistema moda. Mi rendo conto anche della difficoltà di lavorare oggi in un mondo in perpetuo mutamento. Bisogna seguire il mercato, ma senza subirlo. Alla fine, l’obiettivo è quello di far uscire i vestiti dal negozio”
Bisogna riconoscere ad Armani una grande lungimiranza, creatività è andare contro tendenza, innovare tenendo ben presente l’obiettivo. Non a caso Armani si è anche dimostrato Re dei Social. A rivelarlo è stato l’Osservatorio di Blogmeter che misura le performance dei fashion brand attivi su Instagram. Giorgio Armani, con i suoi 4,2 milioni di followers, ha distanziato tutti gli altri, complice anche la vittoria di Leonardo di Caprio dell’Oscar come migliore attore protagonista per The Revenant. Il post di Di Caprio con un completo Tuxedo Giorgio Armani è stato in assoluto il contenuto che ha ottenuto più interazioni nella giornata di lunedì (85mila interazioni). Gli hashtag con più interazioni sono stati infatti quelli legati alla notte degli Oscar, #ArmaniStars e #Oscars che hanno fatto ottenere all’account Instagram Armani Official più di 400mila interazioni totali. Nella giornata del 29, anche Vivetta designer talent supportata da Giorgio Armani, seppur con community decisamente più ristretta (64 mila followers) si è distinta totalizzando 6000 interazioni.
Detto questo torniamo a parlare di creatività.
C’è molto di personale sulle passerelle e lo ha dimostrato Marras che ha creato dei capi ispirandosi all’artista russa Lili Brik.
«L’amore è il cuore di tutte le cose» recita il verso di una lettera di Vladimir Majakovskij per Lilija Brik. Lilija, la musa dell’avanguardia Russa, come l’ha chiamata Neruda, rimane per sempre la ninfa ispiratrice, la sostenitrice fedele, l’amore assoluto, di Vladimir Majakoski. Poliedrica, talentuosa, bizzarra, eccentrica così come razionale e sistematica. Lili, icona di stile, era l’animatrice dei salotti per eccellenza, attorniata da artisti e intellettuali. Una femme fatale con una particolare fascinazione per la moda. Marras ha tradotto queste suggestioni e raccontato questa storia attraverso i suoi abiti che sono un susseguirsi di ricami, incastri, patchwork di tessuti, stampe futuriste ma rivisitate in chiave moderna ed attuale.
Mi ha molto incuriosita l’idea di Costume National che Ennio Capasa sottolinea essere un’opera che vuole richiamare l’attenzione ai temi della sostenibilità, temi sempre più cari alla moda. Questa installazione di Cateno Sanalitro è stata creata da ed è un mosaico realizzato interamente con pezzi di plastica. “Ciò che buttiamo può aspirare a redenzione e bellezza”. Il parallelo tra la collezione e l’opera d’arte e semplice ed immediato, il guardaroba deve essere come un mosaico che si compone di capi che possono essere riutilizzati stagione dopo stagione.
Il nostro viaggio prosegue ad arriva fino a Laura Biagiotti che invita tutti alla felicità. la scenografia della sfilata era composta da un documento inedito della stilista, una lettera del fratello dell’ultimo Imperatore che la accolse in Cina nel 1988. Gli ideogrammi e l’energia di quel paese sono stati motivo di ispirazione per la collezione che ha sfilato in passerella.
Sicuramente in una settimana in cui la frenesia la fa da padrone ha destato molto interesse l’Opera vivente di Vanessa Beecroft realizzata per Tod’s. L’opera è molto particolare perchè si tratta di una sorta di ritratto in cui le modelle sono vestite di pelle appunto, ma al centro dell’opera si trova il responsabile del reparto pelle della maison, questo per sottolineare il forte rapporto tra moda, artigianalità e arte.
L’ultima “nota creativa” arriva da Moschino. Lo scenario venuto fuori dalla sfilata di Moschino arriva dal genio creativo di Jeremy Scott ed è apocalittico. L’invito della sfilata era costituito da un biglietto bruciacchiato e da una scatola di fiammiferi. Lo scenario è decadente, quasi apocalittico: arredi e oggetti di un passato fastoso giacciono accatastati al centro e ai lati della passerella. La creatività è rinnovamento certo con un occhio al passato ma la testa nel presente. Per Scott in un mondo in cui c’è più disordine che ordine la moda si compra come un pacchetto di sigarette e…intossica. Lui dice che non bisogna creare fashion victim, quindi vuole dare un segnale di cambiamento e per questo i suoi abiti vanno letteralmente a fuoco. Bisogna avere rispetto per chi crea e chi acquista. L’invito per le donne è quello di non diventare dei “lampadari”.
Tutto è in rovina e avvolto da una densa coltre di fumo. Non una semplice collezione ma un vero e proprio show fatto di colpi di scena che si susseguono in un crescendo che suscita stupore e invita a prendere la moda come un gioco, un divertissement. Tanti abiti corti avvolti da drappeggi e fiocchi di stoffa bruciacchiata e colorata; tanto jeans e poi catene e cappelli da motociclista. Questo fino al momento dell’uscita degli abiti da sera e in particolare dell’abito lampadario, piovuto letteralmente addosso alla modella.