The imitation game
Voglio parlarvi di The imitation game, l’ultimo film di Morten Tyldum.
Manchester, primi anni ’50. Alan Turing, brillante matematico ed esperto di crittografia, viene interrogato dall’agente di polizia che lo ha arrestato per atti osceni. Turing inizia a raccontare la sua storia partendo dall’episodio di maggiore rilevanza pubblica: il periodo, durante la Seconda Guerra Mondiale, in cui fu affidato a lui e ad un piccolo gruppo di cervelloni, fra cui un campione di scacchi e un’esperta di enigmistica, il compito di decrittare il codice Enigma, ideato dai Nazisti per comunicare le loro operazioni militari in forma segreta. È il primo di una serie di flashback che scandaglieranno la vita dello scienziato morto suicida a 41 anni e considerato oggi uno dei padri dell’informatica in quanto ideatore di una macchina progenitrice del computer.
Apparentemente sembra che la storia ruoti intorno alla decodifica di Enigma, in realtà affronta diversi temi, primo tra tutti: la diversità. Per diversità intendo ogni tipo di diversità…sessuale, politica, della diversità di essere donna in un modo strutturato a misura di uomo. Sono molte le domande che il protagonista si pone durante il film, forse le più interessanti sono queste: “Può una macchina pensare come un essere umano ? Cosa significa “come” ? Allora ogni mente umana è diversa e pensa in modo diverso dalle altre ?”.
The Imitation Game parla anche di lavoro di squadra e di empatia, di come alle volte basti poco per creare la giusta atmosfera per raggiungere il risultato. Il genio è nulla senza l’empatia. La frase che sicuramente mi ha colpita è questa: “A volte penso che sono le persone che nessuno può immaginare a fare cose che nessuno può immaginare”. Le idee migliori spesso si annidano nella mente di persone apparentemente strane, basta andare oltre, sintonizzarsi sul loro mondo per scoprire le meraviglie che hanno in testa.
Sicuramente avrei preferito un approfondimento da parte del regista per quanto riguarda la vita e la personalità di Turing ma sicuramente l’attore Benedict Cumberbatch è stato a dir poco pirotecnico nell’interpretare questo ruolo. Vivo, presente, partecipe. Non voglio rivelarvi altro, vi suggerisco di andarlo a vedere, questo film è come l’illustrazione che vedete qui accanto di Gediminas Pranckevicius…il bello, l’inconsueto si trova sempre sotto la superficie, basta cercare.