Non di solo pane” è il titolo del tema che verrà sviluppato all’interno del Padiglioneconcepito come un giardino da custodire con cura, come un cibo da condividere con l’Altro, come un pasto che educa alla sobrietà e che rende presente Dio nel mondo. L’alimentazione, tema cardine di Expo Milano 2015 insieme a quello della sostenibilità, sarà l’occasione per riflettere ed educare alla fede, alla giustizia, alla pace, ai rapporti tra i popoli, all’economia e alla tutela dell’ambiente. Ho la fortuna di lavorare con il Team della comunicazione che sta seguendo l’intero progetto, grazie al fatto che l’Agenzia con la quale collaboro è Communication Strategic Partener dell’iniziativa. Per questo ho deciso di raccontarvi un progetto che sto vivendo in prima persona e a cui tengo molto.
Il Padiglione è stato promosso, realizzato e gestito in collaborazione con il Pontificio Consiglio della Cultura (espressione della Santa Sede), la Conferenza Episcopale Italiana e la Diocesi di Milano, con il contributo del Pontificio Consiglio Cor Unum. L’Università Cattolica del Sacro Cuore e l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù saranno invece i partner scientifici che aiuteranno a sviluppare e a supportare il tema “Non di solo pane”.Previsti convegni sul diritto al cibo nel mondo e sull’educazione alimentareL’Università Cattolica del Sacro Cuore con il Laboratorio UCSC ExpoLAB promuoverà, in veste di partner scientifico e con un approccio interdisciplinare, progetti e iniziative culturali sulle tematiche di Expo Milano 2015, come il colloquium internazionale “Right to food, peace and democracy: research and education in an ethical pespective”, un convegno di tre giorni sul tema del diritto al cibo e sulle sue implicazioni etiche e politiche per la pace e la democrazia. L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù promuoverà invece l’educazione alimentare nella famiglia sostenendo l’idea che il pasto non solo educhi, ma curi. Nella medicina moderna, il cibo è infatti una terapia che cura alcune patologie del metabolismo come il diabete o la celiachia.
Situato in posizione centrale dell’area espositiva, il Padiglione rappresenta una sorta di punto fermo attorno a cui ruotano le altre nazioni. Parola d’ordine della progettazione è stata “sobrietà”; il Padiglione della Santa Sede è uno dei più piccoli tra quelli presenti ad Expo: la base è di 15 per 25 metri, per un totale di 360 mq. L’aspetto complessivo è quello di un blocco costituito da un unico materiale, quasi come fosse una pietra, alla cui soglia, elemento caratteristico, si trova una enorme vela gialla in tessuto che maschera l’ingresso, colora la luce e contribuisce a rendere la facciata simile alla bandiera Vaticana.Le quattro dimensioni del PadiglioneAll’interno del Padiglione, il tema “Non di solo pane”sarà declinato attraverso quattro dimensioni: ecologica, economica-solidale, educativa e religiosa. Partendo dalla dimensione cristiana del nutrimento, il percorso espositivo sarà caratterizzato da forme di natura artistica, nella consapevolezza che il codice dell’arte sia universale e possa superare le barriere linguistiche e culturali di ciascuno. La risorsa principale sarà tuttavia quella umana, infatti ogni visitatore sarà accolto accompagnato lungo il percorso all’interno del Padiglione personalmente.
Si contraddistingue per scritte leggere e sottili, in acciaio, poste sulla facciata e sulle pareti esterne con le parole “non di solo pane” e “dacci oggi il nostro pane”, tradotte in 13 lingue. La progettazione è stata realizzata dallo studio milanese Quattroassociati. Entrando il visitatore sarà accolto da una mostra fotografica, che nasce da un incontro di idee tra il Pontificio Consiglio “Cor Unum” e la regista Lia G. Beltrami di Aurora Vision, in collaborazione con il Pontificio Consiglio della Cultura. Un’onda di storie, sguardi, volti: la parete fotografica è composta da 86 fotografie proiettate su schermi 70×100, 91 quelle stampate in diversi formati. Gli autori sono fotografi professionisti, giornalisti di reportage, giovani, e appassionati camminatori delle vie del mondo, provenienti da diversi continenti e diverse appartenenze religiose. A disegnare il percorso delle foto ci sono 25 stampe effetto stain glass, simbolo dei 5 continenti, che ricordano il riflesso delle vetrate sulle colonne del Duomo di Milano.
Le opere d’arte
Proseguendo nel percorso espositivo, il Padiglione parlerà attraverso due opere d’arte. Per i primi tre mesi sarà esposta “L’ultima cena” del Tintoretto (1561-1562) proveniente dalla Chiesa veneziana di San Trovaso (nella foto); e per gli altri tre mesi si potrà vedere l’arazzo con “L’istituzione dell’Eucarestia”di Peter Paul Rubens (1632-1650), proveniente dal Museo Diocesano di Ancona.
Tavolo interattivo
Al centro del Padiglione della Santa Sede una installazione unica, un Tavolo interattivo realizzato da MammaFotogramma attraverso mezzi e linguaggi diversi, si focalizza sull’oggetto tavolo per comunicarne il valore simbolico e i molteplici significati.
Attraverso l’espediente del tavolo e le videoproiezioni interattive si rappresenta la condivisione e l’interdipendenza delle esperienze sui cui si fonda la catena relazionale di una comunità. Attraverso una narrazione non lineare che unisce diverse tecniche filmiche – filmato, animazione stop-motion, pixilation – il Tavolo interattivo riproduce, senza semplificazioni, la ricchezza e la molteplicità del consorzio umano: non solo tavola da cucina, ma piano di lavoro, di studio, di celebrazione sacra etc., simbolo immediato di convivialità e interazione sociale.
Parete cinematografica
Nella parete opposta all’onda fotografica, al termine del percorso, tre grandi schermi raccontano la visione cristiana della carità, della condivisione, della solidarietà che diventa fraternità, del pane spezzato che si trasforma in nutrimento per gli affamati, del dono che restituisce la dignità alla persona, e della ricchezza che trasmettono il povero e la sua povertà.
Tre film cortometraggi presentano il valore della carità cristiana, che non è assistenzialismo, ma aiuto materiale e spirituale a chi soffre e vive nelle “periferie dell’esistenza”. Come ha detto spesso Papa Francesco, infatti, “la Chiesa non è una Ong, è una storia d’amore”.