The Daily Creative Routine
Vi siete mai chiesti come fosse la giornata di un illustre creativo del passato? Qualcuno non solo si è posto la domanda ma ha anche cercato di visualizzare la risposta attraverso i loro scritti e i diari personali. E’ interessante osservare e confrontare i ritmi quotidiani di alcuni personaggi che hanno segnato il mondo dell’arte, della scrittura e della musica. Per approfondire l’argomento vi suggerisco di leggere il libro scritto da Mason Currey: Daily Rituals: How Artists Work.
Truman Capote si definiva uno scrittore “totalmente orizzontale”. Per pensare doveva sdraiarsi sul letto o sul divano fumando una sigaretta e sorseggiando caffè o tè alla menta che nel corso della giornata venivano sostituiti da sherry e Martini. Ma il portacenere al suo fianco non doveva mai contenere più di tre mozziconi di sigaretta per volta. In caso contrario, preferiva svuotarsi le cicche nelle tasche. Quando scrive la sceneggiatura di un film, invece, Woody Allen supera i momenti di stallo creativo andandosi a fare una doccia, soprattutto se il clima è freddo. Solo dopo aver passato mezz’ora sotto il getto di una rilassante acqua bollente, è pronto a lavorare di nuovo.
Altro che “genio e sregolatezza”. Le più alte forme di arte e pensiero, ci fa capire Currey, nascono dalla ripetizione compulsiva e impiegatizia del lavoro, giorno dopo giorno. Perfino gli artisti che consideriamo più dissoluti seguono un programma monotono e abitudinario. Costi quel che costi. Il pittore Francis Bacon, noto per il suo stile di vita eccessivo che prevedeva grandi abbuffate, alcol, pasticche e party notturni a oltranza, si svegliava tutte le mattine all’alba e lavorava davanti alla tela fino a mezzogiorno. Per non parlare di Jean-Paul Sartre, che di regola lavorava solo tre ore al mattino e tre ore al pomeriggio, anche se le infarciva di tabacco, alcol, anfetamine e barbiturici. Molti degli artisti citati nel libro traggono banalmente ispirazione da grandi camminate, lunghi sonnellini pomeridiani e abbondanti bevute di tè e caffè. Ma altri si distinguono per la loro originalità. Ogni mattina, dal 1976 fino alla morte (nel 1987), Andy Warhol telefonava alla sua amica e collaboratrice Pat Heckett per commentare gli eventi del giorno precedente: gli incontri avuti, i soldi spesi, i gossip, le feste (dalle trascrizioni delle telefonate giornaliere nacquero I diari di Andy Warhol). Altrimenti non riusciva a lavorare. Lo scrittore Thomas Wolfe, altissimo, lavorava di notte e scriveva in piedi sul ripiano del frigorifero, accarezzandosi i genitali. Sylvia Plath, Alice Munro e Toni Morrison scrivevano di notte o nei ritagli di tempo, mentre i figli erano a scuola. Del resto, come sosteneva Chuck Close, pittore e fotografo statunitense, “l’ispirazione è riservata ai dilettanti. Tutti gli altri ogni mattina si alzano dal letto e iniziano a lavorare”.